Dopo aver parlato della preparazione di un colloquio di lavoro ottimale, concentriamoci sullo strumento indispensabile per ottenerlo: il curriculum, sull’aspetto sempre che lega il mondo del lavoro al mondo della disabilità.
Al di là dei classici aspetti di forma e approfondimento delle notizie che riguardano il lavoratore, è bene fare un ragionamento più approfondito sulla sua compilazione in caso di disabilità.
La domanda che ci si pone è senza dubbio: inserire o omettere l’eventuale disabilità?
Non vi è alcun obbligo di trattare questo tipo di dato sensibile e la scelta è solo del soggetto, ma possono esserci casi in cui si verificano buchi nel cv che poi vanno giustificati in sede lavorativa, quindi cosa è meglio fare?
Nessuno ha la risposta perché non esiste regola, ma si può ragionare a 360° su cosa implica meno problemi.
Aiutarsi nella divisione dei pro e dei contro serve a fare una maggiore chiarezza di pensiero e ad avere la situazione ottimale per la valutazione.
I PRO E I CONTRO DI INSERIRE LA DISABILITÀ NEL CV
Esistono svariati pro e contro in merito all’argomento disabilità sul curriculum, molto dipende dal luogo di lavoro e dalla mansione da svolgere, ma è il diritto di scelta non deve mai essere negato.
Inserire la dicitura della disabilità è buona prassi, ad esempio, se si sta rispondendo ad un annuncio di lavoro mirato e dedicato alle categorie protette. La legge consente di essere inseriti nelle categorie protette:
- persone con invalidità civile con percentuale minima pari o superiore al 46%;
- invalidi del lavoro con percentuale minima di invalidità pari o superiore al 46%;
- Non vedenti o ipovedenti con residuo visivo non superiore a un decimo in entrambi gli occhi;
- Non udenti, in particolare persone con sordità dalla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata non dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio;
- Invalidi di guerra, invalidi civili di guerra, invalidi di servizio.
La tutela alle categorie protette riguarda anche alcune categorie lavorative, come ad esempio:
- profughi italiani rimpatriati;
- coniugi e orfani di deceduti a causa del lavoro, di servizio svolto nelle pubbliche amministrazioni o di guerra ed equiparati;
- soggetti equiparati, cioè coniugi e figli di soggetti riconosciuti grandi invalidi per causa di guerra, lavoro e servizio;
- vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.
La legge n. 68 del 1999, infatti, considera le persone appartenenti alle categorie protette coloro che si trovano in una condizione di svantaggio sociale, personale e sanitaria, che hanno bisogno dell’aiuto dello Stato per essere agevolati in ambito lavorativo.
I PRO E I CONTRO DI INSERIRE LA DISABILITÀ NEL CV
La dicitura sull’aspetto della disabilità è bene inserirla o subito dopo i dati personali o nelle note in calce ed è corretto specificare da subito se si tratta di invalidità civile, oppure Art.18, perché le aziende possono avere la necessità di assumere candidati specifici.
Si può dichiarare solo se presente o meno la disabilità, l’eventuale percentuale, le autonomie in ambito lavorativo, tutti dettagli che ognuno può scegliere di scrivere o omettere.
Teniamo presente che questi sono dati che le aziende possono richiedere, nel pieno rispetto della privacy.
Crediamo che il mondo del lavoro debba essere aperto all’esperienza di chiunque e non dovrebbero esistere divisioni che divida i lavoratori in categorie e che spesso questo, nel caso della dichiarazione, porti a situazioni di discriminazione non piacevole da superare, ma riteniamo che nel rispetto della scelta di ogni lavoratore, quando e se necessario, è bene inserire questo dato: per essere maggiormente tutelati e per risultare immediatamente “appetibili”.